TRAFFICO DI MIGRANTI, INDAGATO E DENUNCIATO ANCHE UN 42ENNE RESIDENTE IN VIA FOLLETTA
7 arresti e 21 perquisizioni in Lombardia dopo l'indagine di Polizia di Stato e PL di Milano. L'organizzazione vendeva illecitamente biglietti per altri Paesi europei. Pizzicati anche autisti e poliziotti


Blitz della Polizia di Stato insieme alla Polizia locale di Milano all’alba di ieri, martedì 21 gennaio, presso un’abitazione di via alla Folletta in Abbiategrasso, dove gli agenti hanno perquisito l’abitazione di un 42enne originario della Nigeria che risulta indagato nell’ambito di una maxi inchiesta legata al traffico di migranti. Nelle stesse ore, infatti, la Polizia municipale del capoluogo ha eseguito ben 7 ordini di custodia cautelare firmati dal gip di Milano Fabrizio Filice, oltre a 21 perquisizioni in tutta la Lombardia e in altre regioni, in particolare Piemonte e Val d’Aosta.
Secondo l’impianto di accusa, l’organizzazione aveva base logistica a Milano almeno dal 2022, anno di inizio delle indagini che hanno portato all'attività investigativa. Diversi i compiti dei vari indagati che di fatto si occupavano, dietro compenso, di garantire ai migranti presenti in Italia l’approdo in altri Paesi europei. Gli inquirenti hanno scoperto un vero e proprio tariffario: per uscire dall’Italia si pagavano fino a 250 euro. La cifra che l’organizzazione chiedeva serviva ad acquistare un biglietto e un lasciapassare, talvolta con la complicità di autisti di bus e in alcuni casi perfino di poliziotti in servizio alla frontiera che evitavano deliberatamente il controllo di alcuni mezzi.
Al centro del traffico c’era lo scalo della stazione autobus di Lampugnano che fungeva da hub di riferimento, uno degli scali principali per i mezzi in partenza e in arrivo nel capoluogo lombardo; una volta giunti qui, gli irregolari, per lo più in fuga dai centri di accoglienza, venivano avvicinati dai favoreggiatori, ovvero persone di varie nazionalità (italiani, africani, romeni, sudamericani, e fra loro anche il soggetto perquisito ad Abbiategrasso) che avevano il compito di favorire l’uscita dal territorio italiano nonostante l’assenza di documenti regolari e naturalmente in cambio di proventi illeciti.
Le persone arruolate dall’organizzazione effettuavano l’acquisto di titoli di viaggio online con altre generalità, per poi darli agli stranieri che potevano così proseguire il trasferimento, aiutati dalla collaborazione degli autisti dei bus, che venivano invitati a non controllare biglietti e documenti. Qualcuno prendeva denaro per chiudere un occhio; altri, che non accettavano la corruzione rifiutando il trasporto o pretendendo di effettuare i controlli, venivano minacciati o aggrediti. Un autista arrestato, per esempio, per intimidire il collega che aveva provato a far scendere alcuni migranti da un bus, avrebbe tentato di soffocarlo con un sacchetto dell’immondizia.
L’hub di Lampugnano così come il “servizio” predisposto dall’organizzazione, era noto anche fuori dall’Italia. Lo avrebbe rivelato uno dei testimoni chiave dell’inchiesta che, già dalla Tunisia, aveva ricevuto istruzioni precise su come muoversi in quel di Milano. L’iter descritto dal minore (transitato dal centro di accoglienza di Capo Rizzuto) è peraltro solo uno dei tanti casi citati dal giudice nelle 21 pagine dell’ordinanza, che vede anche la presenza di numerosi capi d’imputazione legati al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nell'ordinanza sopra citata, alcuni passaggi riguardano proprio il 42enne perquisito ad Abbiategrasso e fotosegnalato sia dalla Polizia locale di Milano, sia dalla Polizia di Frontiera a Bardonecchia.


22/01/2025 - Redazione
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