Caro direttore, mi è parso evidentissimo e stridente il nello scorso weekend il contrasto tra le immagini provenienti dall’Iraq e quelle che giungevano dal festival di Sanremo. Da una parte vi erano cristiani, persone semplici ma piene di dignità, che, con gioiosa compostezza e con gli occhi pieni del passato dolore ma anche di speranza, attendevano l’arrivo del papa; dall’altro sedicenti artisti del nulla, agghindati come bambole sciocche, ben pasciuti e col portafoglio pieno, che inneggiavano al niente ed irridevano beffardamente quella fede cristiana che ha sostenuto nei secoli la vita del nostro popolo e per la quale molti iracheni erano stati perseguitati e avevano dato la vita.
Nessun contrasto poteva essere più stridente: da una parte la dignità ma anche la speranza che nasce dalla fede, la speranza di ripartire, di poter ricostruire un futuro di pace e convivenza, dall’altra il vuoto assoluto che non costruisce nulla e irride tutto.
Che speranza di futuro può nascere da personaggi come quelli visti, in gran parte, a Sanremo? Che abisso di differenza! La dignità stava tutta dalla parte della povera gente irachena. Certo vien da pensare che se la cultura dell’occidente è quella rappresentata da eventi come questo festival, c’è poco da sperare. È un occidente destinato inevitabilmente a scomparire. Sazio ma al fondo disperato e senza futuro.
Molto meglio i poveri cristiani iracheni nelle loro case e chiese distrutte ma col cuore pieno di speranza.
PS: Forse sarebbe ora che i cristiani nel nostro Paese non si facessero più ingannare e trovassero il coraggio di spegnere definitivamente la televisione soprattutto davanti a spettacoli (???) come questo: guadagnerebbero molto tempo libero da impiegare in attività più utili e intelligenti e lascerebbero questi vuoti personaggi al loro destino
I cristiani dell'Iraq e il festival di Sanremo
08/03/2021 - Alessandro Grittini