"BISOGNA SAPER PERDERE"

14/07/2021 - Gigi Aziani

Chi ha la mia età forse si ricorderà di un gruppo di musica beat inglese chiamato “I Rokes”. Il successo che all’epoca ottennero in Italia fu legato soprattutto al brano che presentarono al Festival di Sanremo nel 1967, dal titolo “Bisogna saper perdere”.
Parole profetiche per i loro connazionali del pallone, che proprio un anno prima (1966) si erano fregiati del loro unico titolo in un torneo internazionale, in quella finale dei Mondiali contro la Germania Ovest che rimarrà nella storia per il gol fantasma di Geoff Hurst.
Quando vidi in televisione quella storica sfida portavo ancora i calzoni corti e facevo la raccolta delle figurine che ritraevano i miei idoli: Rivera, Sani, Altafini…
Le note di quella canzone mi sono prepotentemente tornate alla mente ieri sera, mentre assistevo all’ignobile scena dei giocatori inglesi che si sfilavano dal collo le medaglie d’argento appena ricevute.
Non è stato l’unico atto di pura maleducazione in una serata che, comunque fosse finita, doveva celebrare la festa del calcio, tanto più dopo i lunghi mesi durante i quali questo spettacolo ultra centenario era stato privato della suggestiva cornice del suo pubblico.
Anche i tifosi inglesi non hanno brillato per “fair play”, ma ammettiamo pure che fischiare l'inno di Mameli l'abbia fatto qualche decina di deficienti (peraltro è già successo anche in Italia nei confronti di altre nazionali).
La cosa davvero sconcertante è però quell’altra: che i giocatori si siano tolti dal collo le medaglie davanti alle telecamere di tutto il mondo. Questo è un fatto antisportivo gravissimo e senza attenuanti. Ben altri, anche durante questi Europei, sono stati i comportamenti di avversari (su tutti gli spagnoli e il loro tecnico) che si sono fatti onore rendendo il dovuto omaggio ai vincitori.
È ovvio che perdere “brucia”, sempre e comunque. Tanto più nel proprio stadio traboccante di tifosi esaltati. Ma ieri sera gli “inventori del football” non hanno perso solo sul terreno di gioco, bensì su tutti i fronti.
Non si tratta ora di infierire sui loro “cadaveri” (in campo mi sono parsi davvero tali, con un unico tiro in porta nell’arco di 120 minuti), ma di ricordargli le regole quanto meno della buona educazione, che troppo spesso pensando (presuntuosamente!) di essere gli unici a possedere.
Semplicemente li inviterei a rivisitare quel successo dei loro connazionali Rokes a Sanremo 1967: “Bisogna saper perdere…” Did you understand?