Forse, fino ad un paio di anni fa, lo avevamo dato per scontato. Andare in "vacanzina" insieme era la normalità di ogni estate. Un’occasione attesa, spesso sorprendente, ricca di grandi incontri e di grande bellezza. Ma pur sempre qualcosa di "abituale", come una splendida tradizione che si rinnova. Quest'anno pero non poteva essere cosi. Quest'anno poteva essere tutto tranne che scontato. Anche se solo per quattro giorni invece che la solita settimana. Anche se con meno persone degli altri anni, vista la collocazione inusuale in un periodo in cui molti lavorano. Anche con lo scarso preavviso con cui si è riusciti ad organizzarla. La vacanza a La Thuile di duecento amici di Abbiategrasso, Carrara, Padova, Belluno, Feltre, Torino, Cuneo e Savona - sperando di non aver dimenticato nessuno - è stata una occasione straordinaria, intensa e piena di incontri. Come descrive bene Matteo: «Una vacanza a cui avevo già detto no: troppo poco preavviso, pochi giorni, il lavoro. Vengo su senza aspettative, chiedendo solo di avere occhi per guardare: nulla va come mi sarei aspettato. Faccio cose che non avrei fatto, sto con persone che non avrei cercato, vedo occhi che brillano dove non avrei guardato. E’ tutto bellissimo, riparto con la “mia amica” inadeguatezza. Resto del partito delle tre tende, è bello stare qui. La mia fede è ancora fragile. Ma ti ringrazio, vi ringrazio perchè ogni volta torno a casa un po' più uomo». Uno stupore rimasto impresso anche nonostante un imprevisto negativo, come è capitato a Marta: «La vacanza era luogo desideratissimo e mi mancava molto. Dopo due giorni, nostra figlia è stata male e siamo dovuti andare via di corsa. Mentre facevo le valigie ero davvero arrabbiata eppure ho pensato: “Che regalo questi due giorni, ora evidentemente Lui ha altri piani per noi. Scopriremo cosa ci attende di bello”. Mi sono fermata perchè quel pensiero era una sorpresa. I miei programmi erano stati ribaltati da un imprevisto, ma quelle 48 ore scarse avevano avuto la forza di insinuare in me la certezza che quello che accade non è caso, che è Lui che mi guida e che mi attende». Daniela: «Io sono sempre stata un po’ “in panchina”, un po’ nella mia zona di comodo cercando di comportarmi e di giocarmi nei rapporti sempre pensando di fare la cosa giusta per gli altri. Invece, in questi giorni mi sono accorta di aver cambiato passo, di aver fatto per la prima volta dopo tanto tempo quello che desideravo io. Ho aperto gli occhi e mi sono accorta che tutto ciò che desidero l’ho sempre avuto davanti a me, ho vissuto giorni e persone in un modo così pieno che mi scoppia il cuore. Non ho tutto chiarissimo e non capisco tutto, però non voglio mollare questa “nuova” strada che mi sono resa conto di percorrere». Commenta Gianni citando una frase di don Giussani di quaranta anni fa: «Aspettatevi un cammino, non un miracolo che eluda le vostre responsabilità, che elida la vostra fatica, che renda meccanica la vostra liberta. No! Non aspettatevi questo. Adesso dovrai incominciare ad amare realmente la vita e il suo destino». E continua: «In quello che ho visto in questi giorni, nelle testimonianze che sono state commoventi, negli incontri fatti ho ripreso coscienza della grazia che Dio mi ha fatto. Io lo avevo smarrito, ondeggiavo tra lo scetticismo che mi faceva vedere la mia incapacità di camminare verso il destino e una sorta di magia religiosa per cui Dio mi dovrebbe cambiare d'amblè. In questi giorni ho avuto un bel contraccolpo nel vedere e nello stare con persone che mi hanno testimoniato il loro cammino verso il destino. Io lo domando per me e Dio mi risponde: “Stai con quelli che ti ho messo vicino”».
Echi della "vacanzina" che ha richiamato un gruppo di abbiatensi a La Thuile
06/08/2021 - Gianni Mereghetti