Egregio signor Direttore, mi consenta di rubare un poco di spazio, sul suo pregiato settimanale, per dare un paio di risposte ed un chiarimento, ad un articolo apparso sul numero di “Ordine e Libertà” dell’otto ottobre scorso, dal titolo “Pugni chiusi…”
Gentilissimo Direttore, questo paese, da tempo immemore è conosciuto, come la nazione dei Santi, dei Poeti e dei Navigatori.
Da qualche tempo a questa parte, oltre ai santi ai poeti ed ai navigatori si è aggiunta la categoria degli allenatori delle squadre di calcio ed occasionalmente degli allenatori della nazionale di calcio.
Oggi, oltre alla triade iniziale e alla categoria allenatori delle squadre di calcio, sia è aggiunta quella dei “predicatori” televisivi e non, che dall’alto del loro pulpito si esercitano nello spiegare, con le formule più astruse, i loro credo politici, le loro visioni più o meno celestiali, i loro impulsi caratteriali più o meno trattenuti.
Giustamente ognuno è libero di avere proprie opinioni, in tutte le materie dello scibile umano, e tali opinioni, sono sempre legittime e degne del massimo rispetto, ma attenzione, restano opinioni personali e non possono essere dichiarate come verità o spacciate come il sacro verbo degli antichi testamenti.
Quindi dobbiamo fare attenzione, a quanto questi “zelanti predicatori” ci dicono e soprattutto, rispondere a modo e con intelligenza alle stupidate che spesso questi personaggi tendono nel far credere.
Fermo restando, che i disastri di natura industriale, non sono mai disastri, ma incidenti dovuti alle scelte dell’uomo, scelte quasi sempre legate al lucro ed al profitto, mi consenta, egregio Direttore di ricordare al suo pubblico, una breve lista di questi drammatici incidenti, che hanno determinato la morte di centinaia di migliaia di persone, degli ultimi vent’anni.
Gennaio 2000:
fuoriuscita di cianuro a Baia Mare, Romania
100 mila metri cubi di rifiuti contaminati da cianuro fuoriescono da una diga, inviando tonnellate di cianuro nei fiumi circostanti. Di conseguenza molte piante acquatiche e pesci muoiono e circa 100 persone vengono ricoverate in ospedale per casi di avvelenamento correlati al consumo di pesce contaminato, registrando a tal proposito, una decina di morti. I test rilevarono livelli di cianuro tra 300 e 700 volte superiori agli standard di inquinamento.
Febbraio 2006:
frana di Leyte, Filippine. Un’enorme valanga di detriti si riversa in una valle popolata della provincia meridionale di Leyte, dopo una settimana di forti piogge e un piccolo terremoto.
Il disastro annunciato, altro non è che la conseguenza del disboscamento senza sosta e dall’estrazione mineraria non regolamentata intorno e all’interno della foresta montana che circonda la valle.
La frana uccide migliaia di persone tra cui 250 bambini. Più di 1.500 persone sono ancora oggi disperse.
Aprile 2010:
esplosione della British Petroleum Oil Spill, Golfo del Messico.
Durante la perforazione di un pozzo esplorativo nel Golfo del Messico, la piattaforma esplode iniziando a sversare petrolio in mare.
126 persone muoiono, e circa 60 milioni di barili di petrolio escono dal pozzo disconnesso per più di quattro mesi. Oltre 34 mila uccelli, centinaia di tartarughe marine, decine e decine di delfini e altri vertebrati e invertebrati marini muoiono nell’olio galleggiante.
Marzo 2011:
incidente nucleare alla centrale di Fukushima, Giappone
Uno tsunami dalle dimensioni enormi si abbatte sulle coste nord-orientali giapponesi, colpendo la centrale nucleare di Fukushima. 20 mila persone perdono la vita, e altre 120 mila sono costrette ad abbandonare le proprie case. Il cesio-137 (sostanza radioattiva) si può ancora oggi trovare nella sabbia di spiagge distanti anche 100 chilometri dalla centrale nucleare, e nelle falde acquifere dell’intera regione. Tra l’altro, la scelta scellerata delle autorità locali di sversare in mare, acqua radioattiva, presente nella centrale, ha portato i livelli d’inquinamento di quelle acque ad un tasso di radioattività elevatissima, disperdendo tale massa d’acqua in oceano, ma per via di una corrente marina del posto, spostando di fatto il livello di radioattività sulle coste adiacenti alla centrale. Livelli di radioattività elevata, si riscontrano a centinaia di Km di distanza dalla centrale di Fukushima.
Gennaio 2019:
il disastro della diga di Brumadinho, Brasile
Una diga presso la miniera di ferro di Córrego do Feijão, 9 chilometri a est di Brumadinho, Minas Gerais, subisce un guasto catastrofico, liberando una colata di fango composta da circa 12 milioni di metri cubi di materiali di scarto della miniera. Secondo gli esperti, i metalli contenuti in essi saranno probabilmente incorporati nel suolo del fiume e potrebbero continuare a influenzare l’intero ecosistema della regione. Nella città di Brumadinho, molte aree agricole sono state colpite o totalmente distrutte e l’industria zootecnica locale ha subito danni enormi. Fortunatamente in questo incidente non si sono contate vittime innocenti, ma di fatto, le popolazioni dell’intera città sono state sradicate dalla realtà e spostate in diversi altri centri della zona.
Concludo questa mini lista, con “l’incidente” più grave in termini di decessi mai avvenuto nella storia dell’uomo.
Dicembre 1984:
nella città indiana di Bhopal a causa della fuoriuscita di 40 tonnellate di isocianato di metile, dallo stabilimento della Union Carbide India Limited, consociata della multinazionale statunitense Union Carbide specializzata nella produzione di fitofarmaci, determina la morte immediata o nei primi giorni successivi alla fuga dei veleni di circa ventimila persone.
Purtroppo, ad anni di distanza, in assoluta mancanza di un ‘operazione di bonifica delle aeree interessate all’inquinamento da isocianato di metile, all’impossibilità di avere altri fonte idriche pulite, ad oggi, in quei territori si continua a morire.
Una stima (al ribasso) da parte si agenzie non governative, asserisce che dal 1984 ad oggi, si contano circa 250.000 vittime da avvelenamento da questo composto chimico.
Egregio signor Direttore, come immagino lei e numerosissimi suoi lettori sapranno, i governi di Romania, Filippine, USA, Giappone, Brasile, sono da tempo governati da formazioni marxiste, leniniste, staliniste e quest’ultimi sono i primi responsabili di queste catastrofi.
Tra l’altro immagino, che lei come il 90 per cento dei suoi lettori, conoscono esattamente che alla guida di queste aziende, di queste multinazionali da tempo, nei consigli d’amministrazione sono seduti, una banda di “bolscevici mangiatori di bambini”, responsabili ultimi di queste immani catastrofi.
Venendo all’amato bel paese, non dimentico di sottolineare che nel frattempo, anche noi abbiamo avuto i nostri problemi in ordine all’argomento.
Mi permetto solo di sottolineare i seguenti casi:
Icmesa; Eternit; Caffaro (Brescia); Acciaierie ex Ilva di Taranto…
Come immagino lei, egregio Direttore e senza dubbio come sapranno la totalità delle sue lettrici e lettori, le direzioni aziendali di questi opifici e di questi stabilimenti produttivi, oggi come ieri sono sempre state in mano ad una dirigenza composta da membri del partito comunista italiano e quest’ultimo da tempo immemore, governa, senza alcun tipo di opposizione, il nostro amato paese.
Ora giunti a questo punto, confermando la necessità di dipingere la realtà, nei modi e nel metodo con cui il signore firmatario dell’articolo, l’ha redatta, possiamo passare ad altro argomento, quello della sostenibilità energetica del bel paese.
Fermo restando che il signore, in questione, probabilmente conosce che l’ipotesi di lavoro che sostiene nel suo importante articolo, altro non è che un ipotesi di lavoro e che probabilmente, il sottoscritto, i figli del sottoscritto, forse i figli dei figli dl sottoscritto (se tutto va bene) vedranno forse concretizzarsi tale ipotesi di lavoro, resta tuttavia oggi assolutamente necessario, come praticare scelte politiche utile all’abbassamento della CO2 in atmosfera e quindi di ridurre “l’effetto serra”, in maniera di non far aumentare più del dovuto la temperatura del pianeta.
Purtroppo “questa cosa da nulla” è da effettuarsi nel giro di pochi mesi, forse un anno o due e le manifestazioni dei nostri giovani, altro non sono un richiamo per tutti noi, un segnalare ed un grosso campanello d’allarme, sui rischi, che a breve, tutti noi potremmo correre.
Ora care ragazze e ragazzi, per l’amor del cielo, quando manifestate, abbiate la compiacenza di non stringere i pugni all’aria.
Abbiate la compiacenza di assumere posture ed atteggiamenti consoni al non turbare i sonni di questi magnifici pensatori.
Il fatto che l’alzare il pugno, potrebbe essere considerato un gesto non consono alla situazione, determina in questi predicatori, un calo di zuccheri, un rallentamento del segnale sinoptico, un rallentamento dei contatti neuronici, portando quest’ultimi, all’invettiva contro la miglior gioventù che questo paese oggi possa offrire.
Questo in un tempo, di fine delle ideologie, del siamo tutti uguali e del trito e ritrito melenso “volemose tutte e tutti bene…”
Lo scrivente non fa alcun mistero di essere dalla parte di questi giovani, che rivendicano un loro futuro, degno di una esistenza certa e sicura, dell’essere propositivi e del non chinare la testa di fronte ai potentati del tempo.
Loro ci ricordano, che l’ambientalismo, senza una seria lotta al capitalismo, altro non è che semplice giardinaggio.
Resta imprescindibile, oggi come ieri, lasciare il giardinaggio a chi di dovere, per iniziare un tempo dove ragionare tutti insieme, dove attuare politiche dal basso e con piccoli passi, per raggiungere grandi risultati.
Cari ragazzi, per l’amor del cielo, tenetevi per mano, cantate e ballate, inventate nuove forme di lotta, ma non abusate del vetero pugno chiuso.
Ai benpensanti, ai venditori di fumo, ai laureati all’alta scuola dell’università della sagra della castagna di Aquisgrana, potreste rovinare i dolci sonni ed improvvisamente, accorgersi per lor signori, che la realtà non è quella che ci hanno dipinto fino ad oggi.
Venendo al tema in ordine al titolo di questo scritto.
Per quel che riguarda la centrale nucleare di Krsko, temo, che la grande parte dell’opinione pubblica dell’amato paese, non abbia alcuna informazione, del problema che capita a pochi chilometri da Trieste.
La centrale nucleare slovena, sorge in una località a rischio simico medio alto ed è praticamente l’unica in Europa che si trova in queste condizioni.
La struttura di cui il reattore centrale ha una potenza di 696 MW è stata messa in funzione alla fine del 1983, quest’ultima avrebbe dovuto essere spenta dopo quarant’anni di attività, esattamente alla fine del 2023. Tuttavia il governo sloveno ha deciso in maniera improvvida di allungare la vita del sito fino al 2043.
Purtroppo il 19 luglio di quest’anno il Ministero delle infrastrutture ha rilasciato un permesso, per il raddoppio delle potenzialità produttive della centrale.
Le criticità, dovute al prolungamento della vita della centrale di Krsko ed al suo previsto raddoppio, sono decisamente gravi.
Il problema principale è dettato dal fatto che l’impianto è costruito in una zona in cui sono presenti tre faglie attive, che purtroppo al tempo della sua progettazione non erano praticamente conosciute e quindi decisamente l’intera aerea dell’impianto atomico e sita in un territorio ad alto rischio sismico.
Già nel 2015, la zona è stata interessata da un sisma di magnitudo di 4,8 vicinissimo all’impianto.
Gli stress test europei, sull’impianto, affermano che in caso di sisma di magnitudo 6,00/6,5 “non ci sarebbero nemmeno le condizioni temporali, per inserire nel reattore le barre di controllo e quindi di mettere in sicurezza il nocciolo della centrale nucleare”.
Altra particolarità, l’impianto atomico sloveno, non possiede un deposito per le scorie radioattive ed oggi tali scorie sono stipate in una “piscina costruita ad hoc” che come l’intero impianto atomico, non è costruita con criteri anti sismici.
L’intera area della struttura, dista da Trieste circa 130 Km, in caso di terremoto, con un vento a favore della città giuliana, la bora potrebbe portare le radiazioni al di qua del confine, in sole due, tre ore massimo. Praticamente neanche la possibilità di mettere in sicurezza la popolazione di Trieste.
Il 26 luglio di quest’anno il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, ha votato all’unanimità una richiesta al Governo Italiano, non solo di aprire un tavolo di lavoro permanete sulla centrale atomica di Krsko, ma contemporaneamente di essere parte attiva del processo di valutazione ambientale, per l’ipotetica scelta di raddoppiare l’impianto nucleare.
Ovviamente, ne i bolscevici al governo a Lubiana, ne i marxisti - leninisti al governo in quel di Roma, hanno ad oggi dato alcuna risposta
centrale nucleare di Krsko (Slovenia). Chiudere, o non chiudere?
11/10/2021 - Fabio Libretti