Carissimo direttore, ho letto l'articolo di Roberto Contessi "Il flop della scuola italiana? Non per tutti: per le élite funziona benissimo", un'analisi spietata ma che fotografa bene la situazione italiana. Tutto vero, soprattutto che gli stessi dati possano essere letti in modo opposto, sia nel senso dell'abbassamento dell'asticella sia come un ritorno all'indietro, oggi sta riaccadendo quello che aveva denunciato don Milani, che in questa scuola imparano solo i figli dell'élite. E' vero quello che viene denunciato, ma la scuola non è nè un frutto di statistiche nè un comportamento generale, la scuola è qualcosa d'altro che non può neanche essere inglobato in vecchie categorie di classe. Ciò da cui dipende la vita di una classe non è la zona di residenza nè la cultura di un ambiente neanche gli strumenti che vi sono in una situazione, è il rapporto tra insegnante e ragazzi e ragazze ciò che va a costituire la vita di una classe e che si impari o non si impari dipende da questo rapporto, dal fascino che esercita. C'è oggi qualcosa di nuovo nella scuola che sta uscendo dalla pandemia ed è la domanda di tanti ragazzi e ragazze di essere guardati, così c'è questo sguardo in tanti insegnanti. A fronte di tante analisi sterili bisognerebbe dal ministero ai giornali, dai dirigenti scolastici alle famiglie valorizzare la presenza di questo sguardo, uno sguardo che è per tutti. La questione della scuola non sono le tante analisi ma che vi è ancora qualcuno che porta in classe la bellezza e fa alzare a tutti lo sguardo, questo c'è e dà speranza di un nuovo che accade e che restituisce allo studio il suo incontenibile fascino.
LA SCUOLA E QUELL´ARTICOLO DI CONTESSI
01/11/2021 - Gianni Mereghetti