Carissimo direttore, mi ha molto colpito la testimonianza di un italiano che vive da 36 anni in Russia e oggi è sacerdote e monaco della Chiesa ortodossa russa. Tra le altre cose questo sacerdote dice:«In tanti mi chiedono come si vivono i fatti della guerra da qui, da Mosca.
Non è facile parlarne. Non è facile parlare dello scontro tra Davide e Golia, quando ti trovi a essere dalla parte di Golia, senza averlo scelto, né volerlo… Forse stanotte o domani le truppe russe entreranno a Kiev o la assedieranno. Dopo il Donbass, Kharkov, Mariupol, Berdjansk, Chernobyl’, Kherson, Odessa… Dio mio! È nello stesso tempo un crimine e una follia e anche per me, come per tanti cittadini russi: qui, oltre al dolore è forte anche la vergogna, un oscuro sentimento di colpa comune… Il giorno dell’ingresso delle truppe russe in territorio ucraino ho pensato di organizzare una preghiera pubblica per la pace. Sentiti però diversi confratelli, mi sono reso conto che erano terribilmente spaventati all’idea di fare questo in una chiesa. Allora ho deciso di pregare da casa, trasmettendo il breve rito nel mio canale youtube.
Alla preghiera hanno partecipato a distanza circa 500 persone.
Dopo due giorni, vinti i timori, abbiamo cominciato a fare questa preghiera ogni sera in chiesa. Un gruppo sparuto di sacerdoti ortodossi, contabili sulle dita di una mano, ha scritto una petizione pubblica di condanna della guerra e esortazione alla pace. A poche ore dalla pubblicazione su internet, la petizione è stata firmata da più di 200 confratelli. Petizioni simili hanno scritto diverse personalità della cultura e categorie professionali».
Questo mi dà speranza oggi, che esistano in Russia persone che pregano per la pace, che esistano persone che soffrono per le sofferenze inferte al popolo ucraino e provano un senso di colpa per quanto stanno facendo soldati della loro nazionalità.
Che in Russia vivano persone con tanta dignità umana è un grande segno di speranza: qui sta la leva che può essere alzata fino a ribaltare il macigno della guerra. Si possono fare analisi e contro-analisi sulle ragioni della guerra, ma a fermarla sono solo testimonianze simili in cui vi è una condivisione della sofferenza del popolo ucraino.
Così vive la speranza, in questa semplice e viva partecipazione al dramma dell'altro popolo: quest'uomo sa che russi e ucraini sono due popoli, ognuno grato della identità dell'altro, e per questo due popoli fratelli.
La guerra in atto è di Putin e i due popoli, russo e ucraino, non la vogliono, oggi pregano per la pace e così la costruiscono.
LA GUERRA È SOLO DI PUTIN
11/03/2022 - Gianni Mereghetti