In Italia il problema della scuola, anzi, degli insegnanti è ormai endemico: sono pagati male, non sono disposti a trasferirsi e si diplomano in materie facili (su 55.000 assunti da Renzi solo 9 professori di Matematica!).
Penso sia intellettualmente disonesto addebitare questa piaga all'appartenenza politica dei ministri di turno, la realtà è che il rapporto qualità prezzo che regola il mercato del lavoro in quello scolastico è inesistente: stipendi indecenti a fronte di zero responsabilità (contestati perfino i test Invalsi), questa è la piattaforma. Questa situazione rende particolarmente difficili i trasferimenti perciò capita che dove servono professori non ci siano e dove non servono abbondino, lo dimostra il “ call veloce” che ha procurato 59 cattedre in Lombardia dove ne servono 15.000 e ben 3 nel Lazio dove ne servono 5.000.
Gli insegnanti formano le generazioni future, sono gli insegnanti che determinano il futuro del Paese ed è autolesionista offrir loro stipendi inadeguati che non permettono di chieder eloro prestazioni adeguate.
Occorre ribaltare l'ottica sul personale scolastico, non più 'dipendenti statali' ma professionisti del settore.
Gli insegnanti, data l'importanza delle loro mansioni devono essere equiparati a dirigenti di industria e come tali devono venir retribuiti, naturalmente con le stesse caratteristiche nel rapporto di lavoro: se non raggiungi gli obiettivi sei fuori. In questo modo essere insegnante diverrà appetibile anche per persone con elevate capacità perché sarà gratificante sia sotto il profilo economico che sotto il profilo sociale.
Questa riforma sarebbe il miglior investimento a medio termine ma strutturale che il Paese potrebbe fare, purtroppo sarebbe ostacolata dagli attuali insegnanti e dai sindacati, ma se un Paese non ha governi in grado di non sottostare a ricatti settoriali è un Paese senza avvenire.
Poveri docenti, povera Italia
28/10/2020 - Roberto Bellia