Ieri una ragazza mi ha offerto un dolce, io ero in imbarazzo perchè sapevo che lei era in Ramadan e mangiare quel dolce lì, davanti a lei mi sembrava un gesto da non fare per attenzione a lei. Le ho detto allora che la ringraziavo ma che non me la sentivo di mangiare quel dolce per la questione del Ramadan, Lei ha insistito perchè quel dolce lo ha fatto lei e lo stava offrendo alle persone che le stanno vicino, come la mattina con i suoi prof. Ha insistito dicendomi che a lei interessava che a me piacesse quel dolce più del fatto che stesse facendo il Ramadan. Io allora ho preso quel dolce egiziano, era proprio buono. Continuavo a scusarmi con quella ragazza che invece voleva sapere come ritenessi quel dolce che aveva fatto lei. "E' proprio buono" le ho detto e il suo volto era pieno di gioia mentre io le dicevo il mio sincero apprezzamento. Questa ragazza è quella che settimana scorsa mi aveva spiegato le ragioni per cui fa il Ramadan e aveva sottolineato che è una libera scelta e ieri mi ha testimoniato una cosa che trovo raramente, una capacità di distacco da ciò che uno sta vivendo per cogliere il punto di vista dell'altro, è per usare un termine di moda l'integrazione, in realtà la carità, che è l'affermazione commossa dell'altro. Questo mi ha testimoniato ieri quella ragazza con quel dolce, che lei sta facendo un sacrificio ma vuole che io che non o faccio apprezzi un dolce che lei non può mangiare ma vuole che io che posso lo mangi. Io vorrei imparare ad essere così, come quella ragazza, a riconoscere l'altro come è, a uscire da me per incontrarlo come lui è.
UN DOLCE E IL RAMADAN
15/04/2022 - Gianni Mereghetti