Carissimo direttore, da ex insegnante, e non avendo vissuto il Covid a scuola, mi permetto timidamente alcune osservazioni che mi stanno a cuore, essendo quotidianamente in rapporto con ragazzi e ragazze della scuola superiore. Siamo nel momento finale di quest'anno scolastico e il mese di maggio rappresenta un periodo non facile con il rischio di una concentrazione di verifiche e di interrogazioni, il che, se fatto senza considerare tutti i fattori in gioco, porta a vivere male la scuola.
E i segnali di questo li vedo già, nell'aumento di ansietà che verifico in studenti e studentesse.
Il mio desiderio (e non so se chiamarlo appello) è che non si faccia vivere ai ragazzi e alle ragazze il mese di maggio come una somma di scadenze decisive, come se si fosse sempre all'ultima prova che non si può assolutamente sbagliare. È un desiderio che vive di una certezza, quella che è un anno il percorso scolastico e che, anche se va male qualcosa a maggio, ciò che conta è tutto l'anno, il cammino che uno ha fatto: questo gli insegnanti dovrebbero comunicare, la serenità che viene dalla considerazione di un cammino fatto. Vi è un'altra considerazione che indegnamente mi permetto, ed è quella di non cadere nel tranello del programma che ormai da tempo non vi è più nella scuola. Questi ragazzi e ragazze hanno vissuto due anni di covid e questo ha inciso nel loro percorso, questo non bisogna cancellarlo! Quindi sarebbe ragionevole non porre loro ostacoli impossibili, ma seguire il ritmo delle cose. Ciò che deve stare a cuore non è che devono finire il programma, ma che devono imparare e conoscere. Se oggi riescono a conoscere 3, bene, non si pretenda che conoscano 5, perchè quando subentra la frenesia di imparare tutto, si finisce a non imparare neanche 3. Finisco esprimendo il mio desiderio di un mese di maggio in cui si impari ognuno al ritmo del suo passo, il ritmo che porta lontano. Grazie.
SCUOLA AL RUSH FINALE, MA NON SI ALIMENTINO ANSIE!
29/04/2022 - Gianni Mereghetti