Il 28 ottobre sono cento anni da quel giorno fatidico che fu la Marcia su Roma, ricordarsene è vergognarsene, fu un momento triste per l'Italia, ed è banale spiegare ciò che è accaduto come forza del Duce e debolezza del Re, come pure sostenere che fu un colpo di stato di Agnelli & company.
La questione è molto più seria, la Marcia su Roma era impossibile, dobbiamo avere il coraggio di chiederci che cosa la rese possibile. Il Duce e i suoi scagnozzi potevano essere arrestati in quattro e quattr'otto, invece presero il potere, una assoluta minoranza si trovò a gestire il Paese. Come mai? Nessuno si pone questa domanda, tutti pensano che la questione sia nostalgica o no di quella giornata tanto misera. Io voglio chiedermi come mai fu possibile quella marcia tanto assurda quanto irragionevole e non posso non vedere la responsabilità dei partiti popolari, di socialisti, comunisti, popolari e liberali. I partiti popolari non furono vittime, furono loro ad attivare la Marcia su Roma, perchè lasciarono spazio all'ideologia che li rese incapaci di guidare il paese, responsabilità che avevano per il mandato del popolo. Qui sta la chiave della Marcia su Roma: che chi aveva dal popolo la consegna di governare non lo fece e lasciò così il potere a chi non aveva ricevuto l'incarico dal popolo.
La Marcia su Roma, di cui ci vergogniamo, è una sfida a costruire in modo positivo, perché ogni frattura che si lascia permette al potere di incunearsi e di far esplodere tutto come è stato con il fascismo. Quindi parliamo pure della Marcia su Roma, ma per dire che vogliamo fare una convivenza civile libera e costruttiva.
LA MARCIA SU ROMA, VERGOGNA E STIMOLO
27/10/2022 - Gianni Mereghetti