Egregio direttore, quello che è rimasto di “Abbiategusto” (a proposito, colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Ezio Santin che altrettanto pubblicamente, sul suo giornale, mi ha riconosciuto la paternità della rassegna) lo abbiamo visto tutti. Ognuno può commentarlo come vuole, ma vorrei dare qualche dato utile a ricondurre i giudizio in un alveo, diciamo così, più oggettivo. Il sindaco dice che «abbiamo visto rientrare dopo anni difficili le Cittaslow, arrivate numerose come un tempo». Non so a quale tempo si riferisca: le Cittaslow presenti nel seminterrato del Castello erano 11, 12 se si conta anche San Daniele del Friuli che Cittaslow non lo è più: al tempo in cui si faceva Abbiategusto in fiera erano una ventina, qualche volta anche di più. Aggiungo che le assenze che ho verificato rispetto alle partecipazioni storiche non riguardano paesi e città di poco conto, ma comuni importanti anche dal punto di vista dei prodotti che portavano qui: cito, a titolo d’esempio, Greve in Chianti, Pollica, Sangemini, Trevi con il sedano nero (presidio slow Food) Positano, Bra, Labastide d’Armagnac, Segonzac, Pals, Altomonte, Trani, Castiglione del Lago con la fagiolina del Trasimeno (presidio slow Food) e Civitella in val di Chiana. Non capisco bene cosa intenda l’assessore Bertani quando aggiunge che «per la prima volta abbiamo parlato di territorio»: per anni, Abbiategusto iniziava con una cena a Cascina Caremma (in un’occasione, indimenticabile, nella sala da lavoro dei monaci dell’abbazia di Morimondo) e terminava all’Annunciata con un’altra cena organizzata dalla Fondazione per Leggere, presieduta all’epoca da Cesare Nai, con Enrico Gerli, chef stellato di Vigevano. Mi pare che il territorio fosse già ben rappresentato, così come era già capitato che la cena di gala riunisse «alcune delle principali eccellenze abbiatensi»: per esempio, nella prima edizione che vide la partecipazione di Santin (padre e figlio), trattoria Coronate, Baffo d’Oro, Angelo Repossi... Nel tempo, la manifestazione ha portato qui alcune delle principali eccellenze nazionali e quindi internazionali, come Chicco Cerea, Enrico Bartolini, Aimo e Nadia, Claudio Sadler, Gualtiero Marchesi e tanti altri, ma stavolta non è capitato. Circa i dati di affluenza - per la verità, non ho visto nessun dato a quantificare lo “straordinario successo” - mi permetto di riportare quanto messo nero su bianco dalla Navigli Lombardi scarl nel 2011, quando venne effettuata dall’Università (mi pare di Pavia, ma vado a memoria) una rilevazione scientifica sulla soddisfazione del pubblico. Per non farla lunga tralascio la parte relativa ai partecipanti alle cene e alle degustazioni (posso fornirla, ovviamente) per concentrare l’attenzione su quanto scritto in merito ai visitatori della fiera: «Su un campione totale di 282 intervistati, il 46,1% risulta essere non residente in città e il 12% risiede in altre Province o altre Regioni. Questi dati ci consentono di comprendere l’effettiva risonanza della manifestazione che, giunta alla sua dodicesima edizione, si attesta come appuntamento fisso per molti dei visitatori abituali, ma funge da vettore per molti ospiti che con l’occasione visitano anche Abbiategrasso e le zone limitrofe, producendo ricadute positive sul turismo locale». E ancora: «Per quanto concerne la visita alle botteghe presenti in città il 91,4% dei residenti dichiara, per ovvie ragioni, di averle visitate. Di maggior rilievo il dato emerso dai visitatori-turisti dove il 90,1% sostiene di voler approfittare della propria presenza ad Abbiategusto per visitarle. Si evince quindi come la promozione di un evento della portata di Abbiategusto generi conseguenze economiche positive per la città e per il territorio circostante. Nel caso specifico dei visitatori-turisti infatti, è evidente come la presenza di una manifestazione di alto livello strutturata con spazi espositivi dislocati anche per le vie della città induca il turista a visitare sì la fiera, ma a sfruttare l’occasione per conoscere le altre attrattive che la città offre. Gli ampliamenti graditi dai visitatori si concentrano principalmente sul potenziamento dell’area dedicata agli standisti stranieri e sulla possibilità di prolungamento dell’evento. Complessivamente la qualità dell’offerta proposta si attesta ad alti livelli: ben il 72,8% degli intervistati residenti dichiara alto il livello qualitativo. Assolutamente positivo il riscontro da parte dei visitatori turisti: ben l’80,2% valuta infatti la qualità offerta eccellente». Le rubo ancora qualche riga per ricordare le ragioni per cui avevamo commissionato una ricerca di questo tipo. L’anno successivo, Abbiategusto 2012 - che aveva la qualifica di fiera nazionale: non è un dettaglio - rientrava, per la prima (e temo unica) volta, tra le manifestazioni fieristiche finanziate da Regione Lombardia nell’ambito delle iniziative per la promozione dei prodotti agroalimentari. La giunta del Pirellone aveva infatti inserito la manifestazione abbiatense tra le iniziative più importanti a livello italiano per il comparto agro-alimentare lombardo. Nell’elenco con noi c’erano, tra gli altri, Golosaria, l’Artigiano in Fiera e il salone del Gusto. Tanto dovevo ai suoi lettori e ai nostri concittadini che in questi giorni mi hanno espresso il loro parere che, molto spesso, non coincide con i toni entusiastici dei nostri amministratori.
ABBIATEGUSTO: UN RILANCIO.... TUTTO DA VERIFICARE
02/12/2022 - Adolfo Lazzaroni