Preg.mo direttore,
Il filosofo danese Soren Kierkergaard diceva che "la vita è una realtà da vivere".
Cioè, ogni persona modella la propria realtà in base alle proprie relazioni, ai sogni, agli eventi e in base alle proprie capacità, che scaturiscono dall'educazione a guardare la realtà così com'è e, quindi, poterla vivere.
L'educazione, infatti, permette di aprirsi, di migliorare la capacità di adattamento e di cambiamento.
Tutto ciò alle volte può risultare difficile da affrontare soprattutto per I giovani, che la vivono con frustrazione e vulnerabilità, preferendo la via del ripiegamento su sé stessi e dell'isolamento, abbandonando tutte le aspettative e i sogni, fuggendo la realtà.
Negli ultimi anni, in particolar modo con l'avvento della tecnologia e con le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, tanti giovani hanno scelto di rinunciare a costruire una vita in armonia con la realtà per vivere in una realtà fittizia, parallela e piccola quanto lo schermo del computer o della tv e manovrabile con tasti o con dei joystic.
Lo schermo diviene, così, la loro unica realtà, l'unica apertura sul mondo, l'unica attrattiva, l'unico appagamento diviene dipendenza.
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il DSM-5, ha inserito tra le dipendenze anche quella da videogiochi. Ogni dipendenza è caratterizzata dall'uso frequente di videogames sia online che offline, spesso insieme ad altri giocatori, e determina sofferenza o una compromissione significativa del funzionamento dell'individuo, con chiusura totale verso il mondo e una vita vissuta in un mondo parallelo, fatto di personaggi alle volte mostruosi che annientano l'io e tutto ciò che li circonda, precludendo qualsiasi tipo di riscatto psicologico e sociale.
Di contro, allo sviluppo di queste dipendenze e ai tanti problemi psicosociali che i giovani hanno vissuto in questo periodo, le restrizioni hanno fatto aumentare altri numeri: quello dei giovani volontari, che hanno volto lo sguardo sulla realtà sofferente. Questi giovani hanno cercato di non fuggire la realtà ma di affrontarla e renderla vivibile per loro e per chi ha difficoltà economiche, sociali e psicologiche a causa dei continui disagi economico sociali.
La testimonianza della scelta di questi giovani educa tanti altri a quanto sia importante non chiudersi dietro gli schermi ma ad aprire le porte, accettando la realtà, per cogliere i bisogni farsi strumento di aiuto e di ascolto, senza mai abbandonare i propri sogni.
Papa Francesco in un recente messaggio ai giovani così sottolineava: " Cari giovani, la vita non è un videogioco! Non siamo nati per vivere una vita sdraiati sul divano. No, siamo nati per lasciare un segno".
Il Beato Carlo Acutis in un suo luminoso pensiero ci ricorda che: "Tutti siamo nati originali il rischio è quello di diventare fotocopie".
Grazie di cuore per l'ospitalità.
VIVI LA VITA, NON SCIUPARLA!
01/09/2023 - Luigi Bertolini