Pregiatissimo direttore, voglia gentilmente ospitare la storia che di seguito racconto.
Un beduino, inseguito da feroci nemici, fuggì dove il deserto era più aspro e le rocce più taglienti. Corse e corse, finché non senti che il rumore degli zoccoli dei cavalli che lo inseguivano si era affievolito ed era poi scomparso del tutto.
Solo allora si guardò intorno. Era giunto di fronte ad una gola paurosa con pareti di granito e guglie di scuro basalto. Con enorme meraviglia vide un piccolo sentiero che si inerpicava attraverso la gola. Lo percorse e dopo un po' si ritrovò all'imboccatura di una profonda grotta buia, quindi si infilò nell'oscurità con passo esitante.
«Vieni avanti, fratello!», lo incoraggiò una voce benevola proveniente dalla penombra; era un eremita che stava pregando.
«Tu vivi qui?», gli chiese il beduino.
«Certo!».
«Ma come fai a resistere in questa grotta, solo, povero e lontano da tutti?».
L'eremita sorrise. «Io non sono povero; ho grandi tesori».
«Dove?».
«Guarda là! - l'eremita indicò una piccola fessura che si apriva in un fianco della grotta - Che cosa vedi?».
«Niente».
«Davvero niente?», domandò l'eremita.
«Solo un pezzo di cielo».
«Un pezzo di cielo non ti sembra un tesoro meraviglioso?».
In collegamento a tale racconto, è significativo menzionare ciò che un prigioniero dei campi di concentramento nazisti scrisse alla sua famiglia: «Sono contento perché mi hanno spostato da una cella con quattro nude mura ad un'altra in cui c'è un'apertura in cima, attraverso la quale posso intravvedere il cielo azzurro al mattino e stellato la notte».
Questo per lui era un immenso tesoro.
Noi possiamo sempre ammirare tutta la volta celeste, ma preferiamo guardare la TV.
IL TESORO DELL'EREMITA
20/12/2023 - Luigi Bertolini