Egregio direttore,
dalle scuole medie in avanti ho avuto più insegnanti meridionali che settentrionali, alcuni bravissimi.
Negli Anni Cinquanta, quando viaggiare era riservato a pochi, ci si doveva affidare ai racconti di chi era nato altrove per capire luoghi e problemi a noi distanti…
Una giovane professoressa calabrese, brava, bella e solare (ecco il maschilista), trasferita in Lombardia rispondeva volentieri alle nostre domande relative all’economia e alle differenze tra il Nord e il Sud, partendo dal punto di vista geografico. Pianure al Nord che favorivano gli scambi commerciali consentendo lo sviluppo di piccole attività artigiane eccetera... Più difficile nel resto d’Italia, una penisola lunga, stretta e montuosa che ostacolava i trasporti e rendeva le comunicazioni complesse e costose.
Al Sud inoltre vigeva il latifondo, pochi ricchi proprietari di grandi appezzamenti di terreno, in cui si svolgevano attività agricole e allevamenti; pertanto, molti braccianti poveri, risorse sprecate, economia soffocata…
Non potendo contare sul privato e sulle industrie al Sud si investiva nello studio che consentiva di trovare lavoro nella pubblica amministrazione, ecco perché tanti insegnanti, magistrati, forze dell’ordine...
Al Nord i giovani andavano a bottega subito, forse poco istruiti ma emancipati economicamente, al Sud erano più acculturati e finivano per costituire la vera spina dorsale del Paese nella pubblica amministrazione ai livelli più alti.
A questo punto mi sono chiesto: come mai il Sud che ha creato generazioni di persone istruite e capaci, che ben conoscono il territorio e i suoi problemi, non è riuscito a distanza di 70 anni a colmare il divario col Nord?
DIFFERENZE TRA NORD E SUD
06/03/2024 - Giuseppe Rischio