Carissimo direttore,
nella Messa celebrata martedì sera nell'Abbazia di Morimondo in memoria dell'amico Giuseppe Albetti mi sono passate nella mente tante scene di un passato che non torna, ma che in Giuseppe ha un filo rosso che continua ad avvolgersi fino a qui e tira le fila di un periodo storico complesso trovando ciò che districa le tante complicazioni che io faccio.
Giuseppe è stato ed è un "santo" vero, un "santo" quotidiano perché lui non badava a fare calcoli, non si perdeva nel campo delle analisi, non indugiava a pesare le diverse motivazioni di una scelta da fare, ma scattava deciso a portare avanti ciò che lui sapeva vero.
Giuseppe era irruente, una bomba esplosiva, una potenza incontenibile, lo accendeva il vero e il bello che accadevano, questo era Giuseppe, un uomo che di fronte al Mistero scattava, con tutta la libertà di cui era capace esplodeva di amore per l'ideale.
Io quanto mai ho bisogno di lui, so che è presente, che mi è vicino, so anche che sta facendo di tutto per accendere d'amore il mio cuore.
Lo prego perché in questo mondo dove vi è condanna o esclusione, equilibrio o supino acconsentire lui mi passi un briciolo della sua passione così che io possa vivere non la resa alla mentalità dominante ma il dramma della lotta che è necessaria per riconoscere la vittoria di Cristo nel tempo. Giuseppe, come ha detto don Julian Carron nell'omelia della Messa a Morimondo, è stato un figlio generato dal carisma di don Luigi Giussani ed essendo figlio è diventato padre di tante persone e continua ad esserlo oggi: la sua paternità viene dalla pienezza di vita che lui oggi vive e lo rende capace di generare ancora oggi nuova vita.
FARE MEMORIA DI GIUSEPPE ALBETTI
10/04/2024 - Gianni