LETTERA APERTA DI UN MAESTRO ELEMENTARE SUL CASO DEI CORSI DI ARABO AD ABBIATEGRASSO

22/04/2024 - Luis Balocch

Nel rebelòtt seguito al corso di arabo (e hijab...) al liceo Bachelet, io, insegnante, alzo il dito per chiedere la parola.
Se al Bachelet si insegna l'arabo... io vado a far lezione di lombardo, nello specifico di abbiatense/biegrassin, in una scuola primaria. Lo farò in due quinte, accolto in classe per merito di insegnanti e di un assessore comunale, sensibili al valore culturale della nostra parlata; insegnanti e assessore che ringrazio e che, a suo tempo, citerò ad esempio.
Le cose che contano, che fan la differenza, stanno tutte nelle idee: si misurano negli spazi interiori. Che distanza c'è tra ciò che si va a fare al Bachelet e quanto, a breve, si farà coi fiurìn di due classi elementari? Le due scuole distano, l'un dall'altra, poche centinaia di metri; eppure, la visione del mondo che propongono, è davvero sconfinata.
Da anni, io pover crist, mi son fatto alfiere della parlata lombarda, quella che per taluni è dialetto e per altri una lingua vera e propria. Perché? Innanzitutto perché credo che, nell'animo, o meglio, nell'inconscio collettivo, di molti lombardi, il dialetto, il lombardo, sia ancora vivo e susciti emozioni, tali da non trovarne altrove.
Perché, una Lingua, si lega alla Terra dei Padri e delle Madri; si lega alle acque (Ticino/Tesinn...) che, quella Terra, fan così bella e sì creata per dar frutti e gioia; una Lingua, si lega ai sapori, agli odori (la cucina...), ai caratteri specifici di quella gente, che lì vive e così ha deciso di fare: la Lingua è, di fatto, una weltanschauung, cioè una visione del mondo.
E dunque...perché in una scuola di Biegrass si insegna l'arabo e, in un'altra, il lombardo?
Perché si hanno due visioni differenti, antitetiche, del mondo: c'è chi vuole difendere, evocare, l'antica tradizione di una Terra, tout court la nostra (quella che c'è rimasta...), e chi, di questa Terra, apertis verbis (ciar e nètt), non è in grado di apprezzarne lo spirito e la bellezza, quindi gli frega un fico secco; quindi si rivolge ad altro: oggi all'arabo e al hijab, domani...che so...ai calmucchi della steppa.
E' in atto, in buona sostanza, una battaglia culturale. La si vincerà, come sempre accade, all'attacco.
E' dal 2016 che la Regione Lombardia tutela il dialetto lombardo o lingua che dir si voglia. Cosa bella, cosa stupenda...ma poi, a la fin de la fera, cosa si è fatto? Cosa si è fatto a livello territoriale, in pratica, nel concreto? A quel che so io, se non a livello di sforzo individuale, poco e tanta fuffa.
E allora...ovvio che i musulmani facciano i musulmani. Cosa volete?..Che ci portino i fiorellini profumati? L'Islam vuole conquistare il mondo? Oggi l'hijab, domani chissaché? Ovvio: gli esseri umani, nel far baruffa e peggio ancora, son dei campioni!
Il vero problema son mica loro: siamo noi (semm num...)! Noi confusi, noi debolucci e sderenaa, noi che, per noia, gretta ignoranza, o sostanziale cupio dissolvi, ci attacchiamo al primo tram che passa sul quadrante sgangherato della Storia.