VIRTUALISMI

26/06/2024 - Luigi Bertolini

Pregiatissimo direttore, ecco un altro dei miei racconti che mi piace condividere con i lettori del suo giornale, quando possibile.
Un giorno un giovane entrò di fretta in un ristorante poiché aveva molta fame. Scelse un tavolo appartato ed approffittò del poco tempo che aveva a disposizione per mangiare e per programmare un sistema che stava creando. Ordinò il pranzo ed aprì nel frattempo il suo notebook. Nello stesso istante udì una voce flebile dietro di sé che gli domandava qualche moneta per un panino. Il giovane gli rispose: «Te ne compro uno io!». Intanto la casella di posta elettronica si riempì di e-mail.
A quel punto il cameriere domandò se desiderasse allontanare il piccolo, ma il giovane non accettò la proposta dicendo che andava tutto bene.
Il piccolo allora si sedette di fronte a lui e gli pose delle domande: «Signore che cosa sta facendo?»; «Leggo le e-mail», rispose il giovane. «Che cosa sono le e-mail?», chiese il piccolo. «Sono messaggi elettronici inviati dalle persone via Internet».
Il giovane si rese conto che il piccolo non avrebbe capito, allora per evitare ulteriori domande disse: «È come se fosse una lettera, ma si invia tramite Internet». Il piccolo chiese: «Cos'è Internet?». «È un posto nel computer dove si possono vedere ed ascoltare parecchie notizie, musica, conoscere molte persone.... ma tutto in un mondo virtuale». «Cos'è il virtuale?», domandò il piccolo. «Virtuale è un luogo che noi immaginiamo, che non possiamo toccare, in cui creiamo tantissime cose che ci piacerebbe fare, valorizzando le nostre fantasie e trasformando il mondo in quello che vorremmo che fosse». «Che bello, mi piace!», esclamò il piccolo. Il giovane chiese al piccolo: «Hai capito cos'è il virtuale?». Il piccolo replicò: «Vivo anch'io in quel mondo virtuale perché mia madre trascorre fuori l'intera giornata; io bado al mio fratellino che piange sempre; mia sorella maggiore esce tutto il giorno e dice che va a vendere il proprio corpo ed io non capisco visto che torna a casa sempre con il suo corpo; mio padre è in carcere da molto tempo. Io immagino sempre tutta la famiglia insieme a casa con molto cibo, molti giocattoli ed io che vado a scuola per diventare un giorno un medico. Questo non è virtuale, signore?».
Il giovane chiuse il suo notebook mentre qualche lacrima gli cadeva sulla tastiera.
Il piccolo terminò di consumare il suo panino e ripagò il giovane con uno dei più bei sorrisi pieni di contentezza e di gratitudine.
Proprio in quel momento il giovane capì che il virtualismo in cui viviamo ogni giorno talvolta manifesta una cruda e finta realtà.