Pregiatissimo direttore,
ecco un breve racconto che le chiedo di ospitare come sempre nella pagina delle "lettere al giornale" del suo settimanale.
Un giorno il sogno e la realtà si incontrarono per strada; si guardarono a lungo e poi esclamarono insieme: «Non ci assomigliano per nulla, allora perché gli uomini ci confondono così facilmente?».
Due che stavano facendo lo stesso cammino si intromisero nel discorso: «La colpa (o il merito) sono nostri!».
«Chi siete?», domandarono il sogno e la realtà.
«Siamo il dolore e il piacere; avete mai visto un uomo che concepisca un sogno fatto di dolore, oppure uno che miri ad una realtà priva di qualche piacere?».
«Mai!», assentirono il sogno e la realtà.
«Ed io? - intervenne a questo punto una voce squillante - Non sono forse la molla che sostiene ogni sogno?».
Tutti si chiesero chi parlasse così...
«Sono la speranza!»,rispose la voce.
A questo punto si udì un'altra voce, robusta e pastosa, che disse: «Senza di me, che sono il coraggio, mai nessun uomo riuscirebbe a trasformare un sogno in realtà».
«A meno che non intervenga io - interloquì un'altra voce ancora - trasformando il sogno e modificando la realtà!».
Il sogno, la realtà, il dolore, il piacere, la speranza e il coraggio riconobbero subito quella parlata in falsetto: era l'illusione.
«Che stolti! - mormorò fra sé qualcuno che non volle intervenire alla diatriba - Non sanno che, per merito mio, il sogno è la realtà e la realtà il sogno». Non pronunciò ad alta voce queste parole perché, pur essendo la verità, nessuno le avrebbe creduto....