Egregio direttore,
terminate le Olimpiadi... l’occasione di una pausa di riflessione, anche in questi giorni di caldo insopportabile.
Quel popolo, cui deve molto la nostra civiltà occidentale, aveva introdotto le Olimpiadi (gare atletiche che si tenevano nella città di Olimpia, dove sorgeva un grande santuario) come momento durante il quale cessavano le ostilità, le guerre.
“Loro”, gli antichi, ”Noi”, i moderni. Due parole che nella memoria di qualche studente liceale di filosofia, età medioevale, richiamavano l’inizio di quella che nei secoli successivi, per altro verso, sarebbe stata la disputa: antichi-moderni.
Siamo superiori noi o gli antichi?
Diceva Bernardo di Chartres (XII secolo) che noi siamo come nani issati sulle spalle di giganti, cosicché possiamo vedere più e più lontano di loro, non per l'acutezza dello sguardo o per la statura del corpo, ma perché siamo sollevati in alto dalla loro mole gigantesca.
Noi: oggi superiori? Durante le Olimpiadi di Parigi cosa vedevamo “...più lontano” (con gli “occhi” del mezzo televisivo)?. Distruzioni, stragi, profughi in queste due guerre, vicine a casa nostra (anche se non le altre guerre che Papa Francesco ci “fa vedere” la domenica all’Angelus, delle quali quasi non si parla: Sudan, Myanmar...).
Non saremo più nani se la nostra vista si focalizzerà su un punto nuovo, eredi autentici di quel popolo: non il più lontano ammasso di galassie con il super telescopio spaziale, ma la rosea alba della pace, della vera fratellanza.
Questo sarà il primato più importante che nessuna medaglia d’oro puro sarà adeguata a premiare.
EREDI AUTENTICI DEL POPOLO DI OLIMPIA
13/08/2024 - Umberto Masperi