Caro direttore,
mi permetto di sottoporre all'attenzione tua e dei lettori del giornale la seguente riflessione, che trovo estremamente ricca e stimolante, ad opera del Vescovo di Torino, monsignor Lepore, recentemente nominato Cardinale da Papa Francesco. Eccola qui di seguito, sperando di fare cosa gradita, oltre che utile a chi voglia aprire la mente e il cuore.
«Come sarà la Chiesa fra dieci, venti, trent'anni? Come dobbiamo ragionare di fronte ai numeri della partecipazione religiosa in forte calo o alla notizia di intere parrocchie che vengono cancellate?
Generalmente gli studiosi distinguono il concetto di "cristianità" e di "cristianesimo". Cosa si intende per cristianità? Proprio quel nuovo modo di essere cristiani, nel quale la Chiesa non era più minoranza bensì maggioranza, anzi divenne la totalità. Appartenere alla società civile e appartenere alla Chiesa divenne un tutt'uno. Con annessi e connessi.
Siccome dominava la cultura imperiale, la Chiesa assorbì quella cultura e quella forma mentale. Rispetto all'imperatore, che era divenuto anch'esso cristiano, si cominciò a dire che il papa aveva un potere superiore, che però si esprimeva nelle stesse forme del potere dell'imperatore. Sorse quello che noi oggi chiamiamo "clericalismo": c'era qualcuno che pensava di essere più cristiano di altri. Per farla breve, dal IV secolo in avanti noi abbiamo ereditato questo nuovo modo di essere Chiesa maggioranza, che si è tradotto in tante forme strutturali esteriori. La Chiesa si è ramificata in tutti i territori, coprendoli interamente con i propri servizi. A un certo punto si è pensato che la missione dell'evangelizzazione fosse addirittura compiuta, conclusa, che non ci fosse più nessuno da convertire. Solo la scoperta delle Americhe riattivò l'idea dell'annuncio. Nei secoli recenti, sotto i colpi della cultura moderna, la sovrapposizione fra società civile e Chiesa ha cominciato a incrinarsi. La teologia dell'Ottocento e soprattutto del Novecento, il magistero del secolo scorso, in particolare grazie al grande evento della Chiesa che è stato il Concilio Vaticano II, hanno cominciato a prendere consapevolezza che occorresse ripensare la Chiesa non più secondo il modello della «cristianità" maggioritaria. Finita l'epoca costantiniana, l'epoca della cristianità, si è aperta la fase della "postcristianità". Dal Concilio sono trascorsi sessant'anni. È stata una lunga storia, ma oggi noi dobbiamo essere consapevoli di essere la stessa Chiesa di sempre, solo in modi rinnovati. Siamo tornati a essere una Chiesa — verrebbe da dire — più simile a quella degli inizi della vicenda cristiana.
La grande fatica che oggi dobbiamo affrontare è quella di ripensarci, non essendo più la totalità, forse neppure più la maggioranza. Ritrovando la freschezza degli inizi, quando i cristiani erano una minoranza. Sappiamo di trovarci a un guado, in un passaggio: ciò che abbiamo ereditato, il modo di essere Chiesa dei secoli passati, non esiste più. Si tratta di passare a un altro modo, che però non abbiamo ancora in mente e soprattutto non abbiamo nella carne. Questa situazione può creare un po' di sconcerto, un po' di timore. Oggi la Chiesa, in Europa, continua a essere riconosciuta come un'istituzione molto importante. Ad esempio per quanto riguarda l'impegno nel sociale, II papa è invocato come autorità mondiale, come mediatore per la pace in Ucraina, è un'autorità riconosciuta ben al di là del mondo cristiano.
Per altro verso, la Chiesa sta perdendo la capacità di informare i comportamenti delle masse: penso ai cosiddetti temi etici, alla questione dell'affettività, della difesa della vita. Su questi temi la Chiesa ha sempre meno presa nell'opinione pubblica, e ben poca nei comportamenti. lo sono convinto che nel mondo di oggi, e anche di domani, la Chiesa divenuta minoranza continuerà a collaborare in mille modi alla vicenda degli uomini e a intervenire laddove ci sono povertà e umiliazioni. Povertà materiali, ma anche spirituali.
Rispetto all'impegno sociale, per rimanere fedeli alla Chiesa di Gesù Cristo ed essere vigili, dovremo fare molta attenzione nel futuro a non accontentarci di operare una "pseudo-carità", separata dall'adesione a Gesù.
La Chiesa non può limitarsi ad aiutare i poveri, dovrà essere profetica per non limitarsi a soccorrere le vittime della società ipercapitalista, che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Una Chiesa radicata in Gesù, anche se minoritaria, non si adeguerà al mantenimento degli status quo e lavorerà per progettare una società più giusta, più equa, senza persone strutturalmente condannate alla marginalità.
Ci si chiede poi dove siano finiti i giovani, che disertano le chiese. La Chiesa di oggi non è solo minoritaria, ma in forte invecchiamento. In verità non solo la Chiesa, ma l'intera società occidentale. I motivi sono moltissimi. C'è poca fiducia nella vita e nel futuro, viviamo pochi orizzonti di speranza, anche perché siamo immersi in una cultura che non offre spiragli di speranza.
Rimanere desti rispetto alla cultura nichilista è uno dei grandi compiti dei cristiani in questo tempo. La scarsa adesione dei giovani all'esperienza cristiana mi fa pensare che la Chiesa oggi non è più percepita come risorsa spirituale. È una grave povertà, se consideriamo la ricchezza straordinaria della nostra tradizione spirituale.
Viviamo un cristianesimo che non offre veri cammini di spiritualità. I giovani chiedono proposte alte. Ma, Io ripeto, la Chiesa può offrire soltanto ciò che vive.
In definitiva, io credo che molti cristiani non sentano più l'urgenza o la bellezza di annunciare e testimoniare Gesù Cristo agli altri. Credo che in maniera sottile molti cristiani facciano proprio il nichilismo contemporaneo o, se volete, quella forma di nichilismo che è l'assoluto relax, il relativismo.
Una cosa vale l'altra. Ma io non sto nella Chiesa e non sono cristiano se una cosa vale l'altra. lo sono cristiano perché credo fermissimamente ciò che dice Pietro nel libro degli Atti: che non c'è nessun altro nome in cui c'è salvezza, se non Gesù Cristo.
Chiedo perdono, ma per meno di questo io non riuscirei a essere cristiano».
Ecco tutto. Io in questo caso mi sono solo permesso di sottoporre ai lettori del giornale quello che considero un testo illuminante, dal quale chissà, magari può scaturire anche lo spunto per un dibattito tra i lettori della Libertà.
LA CHIESA E LA FEDE: L'INSEGNAMENTO DEL NEO CARDINALE MONSIGNOR LEPORE
14/11/2024 - Don Emilio Maltagliati