Egregio direttore, durante la campagna elettorale 2020 per le regionali in Emilia Matteo Salvini, dietro suggerimento di una mamma che aveva perso un figlio per droga, si recò presso una casa di Bologna e citofonò domandando se li si spacciasse droga. In quella casa risiedeva un giovane tunisino con la famiglia. Apriti cielo! Fu subito giudicato razzismo. Il Capitano si difese dicendo che l’etnia non c’entrava, ma chi poteva fermare lo scatenato Zingaretti che lo invitava a citofonare ai mafiosi? Stefano Bonaccini, in piena campagna elettorale regionale, approfittò subito per screditarlo e scrisse: “La campagna elettorale di Salvini al citofono è uno dei punti più bassi mai raggiunti. È squallido, un messaggio poco edificante che arriva ai cittadini da un ex Ministro degli Interni”. Il gesto del leghista diventò un caso internazionale. L’Ambasciatore della Tunisia Moez Sinaoui scrisse alla Presidenza del Senato Alberti Casellati per esprimere il suo disappunto, dopo aver appreso dell’incredibile episodio. “Una deplorevole provocazione fatta in modo illecito e senza alcun rispetto per il domicilio di una famiglia tunisina per bene, divulgata in maniera oltraggiosa all’opinione pubblica”. Questo scriveva il diplomatico. Del fatto se ne occupò anche la trasmissione Piazza Pulita sul canale 7, addirittura il conduttore Corrado Formigli aveva gli occhi lucidi nel raccontare l’episodio. Solo ora veniamo a sapere che i genitori del giovane che risiede in quell’appartamento sono stati arrestati proprio per traffico di stupefacenti, in quella casa oltre alla droga i carabinieri hanno trovato armi ed altro ben di Dio... Si può montare tutta la propaganda del mondo ma, la dura realtà prima o poi si manifesta comunque al citofono. Diceva Abramo Lincoln: “Puoi ingannare tutti per poco tempo o qualcuno per tanto tempo, ma non puoi ingannare tutti per tanto tempo”.
LA CITOFONATA DI SALVINI
19/02/2021 - Giuseppe Rischio